Cosa prevede la Carta dei diritti del caregiver
5 Luglio 2024I disturbi del sonno sono molto comuni tra i malati di Parkinson. Secondo un’indagine della Parkinson Disease Avengers, che ha coinvolto 300 pazienti e caregiver italiani, il 90% di chi è affetto dalla malattia in stadio avanzato presenta un disturbo del sonno. Le cause sono molteplici: dalla rigidità alla scarsa mobilità, fino alla necessità d’alzarsi per andare in bagno, tanti sono i fattori che portano a risvegli frequenti e a un sonno frammentato che si riflette sulla qualità della vita.
Tuttavia, tornare a dormire bene è possibile.
Perché dormire bene è importante
Quando non si dorme bene, il corpo ne risente. Succede alle persone sane e, in misura maggiore, a chi presenta una malattia neurodegenerativa. Molti malati di Parkinson che la notte non riescono a riposare si sentono privi d’energia già nelle prime ore del pomeriggio. E, tra i caregiver, il 79% riferisce di subire le conseguenze del sonno disturbato della persona di cui si prende cura.
Da qui, l’importanza di rivolgersi a un Centro di medicina del sonno che possa intervenire con la giusta terapia a seconda della situazione. Nelle fasi più avanzate del Parkinson, inoltre, diventa fondamentale controllare i movimenti involontari e i sintomi motori riducendo la rigidità, per potersi garantire un riposo soddisfacente. Anche incoraggiare la persona malata a tentare terapie innovative è importante: le soluzioni per stare meglio esistono, anche quando il paziente è scoraggiato.
La terapia
La terapia per migliorare il sonno della persona malata di Parkinson deve sempre essere studiata da un pool di specialisti, dopo aver analizzato la sua storia clinica e le caratteristiche con cui la patologia si presenta.
Come riportato sul sito di Parkinsonitalia, può rivelarsi utile, prima di coricarsi, la somministrazione di levodopa in preparazione a rilascio controllato eventualmente abbinata a un inibitore delle COMT o a un farmaco dopamino-agonista con una prolungata emivita. Di recente sono stati effettuati interessanti studi sulla Cabergolina, che rimane nell’organismo per 65 ore, migliorando i sintomi motori notturni. Previo consulto con lo specialista, tale farmaco può quindi aiutare il paziente a dormire meglio, ma non solo: la Cabergolina pare anche ridurre i crampi al polpaccio e le distonie dolorose del piede al risveglio. Se l’insonnia è causata da movimenti involontari, può essere utile consultarsi con lo specialista per un eventuale riduzione dei dosaggi dei farmaci: diversi medicinali possono portare alla loro insorgenza. Mentre, se i frequenti risvegli sono dovuti alla necessità di recarsi in bagno, è bene smettere di bere almeno trenta minuti prima di coricarsi. In caso di minzione notturna troppo frequente, è comunque necessario rivolgersi ad un urologo che possa diagnosticare e trattare l’eventuale iperplasia della prostata che spesso colpisce le persone anziane (fase della vita in cui il Parkinson tipicamente si presenta).