Quando una persona diventa anziana, al di là degli acciacchi tipici dell’età e delle eventuali patologie, c’è un aspetto che deve essere preso in grande considerazione: il suo benessere psicologico. Spesso, infatti, alla ridotta mobilità e ai dolori che l’età porta con sé, si accompagna la tendenza ad isolarsi, a uscire poco di casa, a evitare quanto più possibile il confronto con gli altri. Ed è un comportamento pericoloso, questo: quando l’anziano si isola, non stimola più la sua mente e non fa neppure una passeggiata, rischia di soffrire di depressione e di peggiorare la sua salute.
Se camminare costa fatica, e fare le scale ancora di più, la persona anziana tende a trasformare la casa in una sorta di nido protettivo, da cui uscire crea ansia. E se all’inizio i figli possono sentirsi rassicurati, all’idea che mamma e papà non escano e non corrano pericoli, alla lunga tale comportamento può portare alla loro chiusura nei confronti del mondo esterno e delle relazioni sociali. Cosa fare, dunque? Cercare di comprendere se si tratta di uno stato transitorio, dovuto magari ad un po’ di stanchezza o ad una situazione particolare (ad esempio, un recente intervento chirurgico); se invece si capisce che sta diventando un’abitudine, è fondamentale intervenire per tempo parlandogli e coinvolgendolo magari in una passeggiata nel parco, o portandolo a pranzo fuori.
Una persona anziana, sebbene possa sembrare che si isoli per sua volontà, soffre in realtà molto spesso di solitudine e di senso di abbandono: pensa che nessuno abbia più voglia di trascorrere del tempo con lei, non si sente utile né interessante. È dunque compito del figlio spronarla a riprendere i contatti con amici e parenti, andare a trovarla spesso, coinvolgere magari i nipoti nel passare dopo la scuola. Bisogna infatti smontare le sue false convinzioni, verificare che la sua volontà d’isolamento non sia dettata dalla presenza e/o dalla paura di incorrere in barriere architettoniche: in questo caso, se l’anziano vive ad un piano elevato senza ascensore, può essere utile montare un montascale affinché possa riprendere ad uscire abbandonando così la sua staticità fisica.
Uscendo di casa, fosse anche solo per bere un caffè o per fare quattro passi, si combatte il rischio di depressione e si tengono lontane ansia e malinconia. A tutto beneficio della propria salute fisica, mentale e persino del proprio sonno.
Castano Primo, li 17/11/2020
Nella prima ondata pandemica (febbraio-maggio 2020) la nostra RSA è riuscita mantenere immune la struttura e limitare i disagi relativi al Covid19.
In data 12 Novembre 2020, all’interno delle rigide procedure di controllo sanitario, sono emersi 3 casi di positività tra gli ospiti, subito isolati secondo i protocolli di lavoro.
Il contagio si è poi, purtroppo, diffuso ad altri 16 ospiti (esiti pervenuti nella tarda serata del 16.11/2020) di cui 8 senza sintomi.
Si è ad oggi in attesa di 2 referti su altrettanti ospiti.
Si è data piena attuazione ai protocolli di emergenza per la gestione pandemica così come previsti dalla Direzione Sanitaria.
Ad oggi non si annoverano decessi per cause correlate a Covid19.
I famigliari (e/o gli amministratori di sostegno) degli ospiti interessati sono stati prontamente avvisati telefonicamente dai medici di struttura, che assieme ai responsabili restano in ogni momento a disposizione per qualsiasi informazione.
Riteniamo che, come sempre, la trasparenza verso i familiari, i parenti, e le istituzioni pubbliche competenti (Comune di Casciago, ATS Insubria) sia l’unica forma di condivisione, di aiuto e di forza per andare avanti e riuscire a debellare, rapidamente, il contagio pandemico.
Seguiranno altri aggiornamenti
Il Presidente
(Dr. Livio Landi)