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6 Maggio 2025Secondo uno studio congiunto dell’Università di Oxford, dell’University College di Londra e di altre istituzioni tedesche, francesi e olandesi, pubblicato di recente su JAMA Network Open, la quantità di grasso addominale ha conseguenze dirette sulla salute del cervello.
La ricerca
L’obiettivo dei ricercatori era quello di dimostrare come i cambiamenti alimentari, e la variazione del rapporto vita-fianchi durante la mezza età, fossero associati alla connettività dell’ippocampo e alla funzione cognitiva in età avanzata.
Basandosi sui dati dello studio Whitehall II, che aveva per oggetto un’ampia percentuale di dipendenti pubblici britannici, e sull’Alternative Healthy Eating Index–2010 (AHEI-2010) per vagliare la qualità della dieta, i ricercatori hanno misurato il rapporto vita-fianchi – nelle persone in oggetto – per cinque volte nel corso di 21 anni. Perché proprio la circonferenza addominale? Perché, secondo la letteratura scientifica più recente, è proprio la quantità di grasso addominale la misura più affidabile per catalogare l’obesità legata a condizioni di malattia o rischio di malattia. Per valutare la connettività cerebrale e le funzioni cognitive sono invece stati usati risonanza magnetica e diversi test.
Cosa è emerso
Secondo quanto emerso dallo studio, le persone con una dieta sana e una quantità di grasso addominale inferiore durante la mezza età hanno prestazioni cognitive e memoria migliori. Mentre, se il rapporto vita-fianchi è elevato, si riscontra una diminuzione dell’integrità della sostanza bianca e un peggioramento delle prestazioni cognitive.
Sembra dunque che, migliorare la dieta e gestire l’obesità, specialmente viscerale, tra i 48 e i 70 anni è fondamentale.
Lo studio – sebbene con alcune limitazioni, a cominciare dal basso numero di donne prese in esame – conferma infatti quanto stabilito da altre ricerche, e cioè l’aumentato rischio di Alzheimer e altre demenze in caso di dieta composta da alimenti trasformati e non sani (la neurodegenerazione correlata all’obesità è affine a meccanismi associati all’Alzheimer, quali l’accumulo della proteina beta-amiloide).
Da qui, l’importanza della prevenzione o di una correzione tempestiva delle abitudini alimentari (il 20% dei pazienti con un declino cognitivo lieve riacquisisce le abilità cognitive perdute se corregge gli stili di vita scorretti).